L’Ipostasi
degli Arconti
(La
Realtà degli Arconti)
In
ragione della natura delle potenze, dallo spirito del Padre della verità, il
grande apostolo -riferendosi alle “potenze delle tenebre” -ci disse “La nostra
lotta non ê contro il sangue e la carne, ma contro le potenze del mondo e
contro gli spiriti del male”. Dal momento che mi interroghi a proposito delle
potenze, ti ho mandato
questo.
Il
loro capo è cieco, a causa della sua potenza, della sua ignoranza e del suo
orgoglio, disse nella sua incoscien
za, “Io sono Dio, non
ne esistono altri all’infuori di me”. Quando disse questo, peccò contro il
Tutto. E questo discorso salì all’Immortalità, poi dall’Immortalità venne una
voce, disse “Tu sbagli, Samael!”, cioê, “dio dei ciechi”.
I suoi pensieri
divennero ciechi. Egli emise la sua forza – cioè, la bestemmia che aveva
pronunciato -egli lo perseguì giù nel caos e nell’abisso, sua madre, sotto la
spinta della Pistis Sofia. E fondò ciascuno dei suoi figli in conformità della
sua forza -secondo il tipo dell’eone superiore, poiché ê dal mondo invisibile
che si manifestò il mondo visibile.
L’Immortalità guardò
giù sulle regioni delle acque. Sulle acque apparve la sua immagine, e le
potenze delle tenebre se ne innamorarono. Ma non potevano raggiungere
quell’immagine apparsa loro sulle acque, a motivo della loro debolezza; gli
psichici, infatti, non possono raggiungere il pneumatico: poiché essi sono dal
basso, mentre egli ê dall’alto. È per questo che l’Immortalità guardò giù sulle
regioni, al fine di congiungere il tutto alla luce, secondo il volere del
Padre.
Gli
arconti tennero consiglio; dissero, “Venite, facciamo un uomo con la polvere
della terra”. Plasmarono il suo corpo cosicché fu totalmente terreno. Ora gli
arconti hanno un corpo che è femmina ma anche maschio, e il loro aspetto è di
bestie. Presero della polvere dalla terra, e plasmarono il loro uomo secondo il
loro corpo e secondo l’immagine del dio che era apparso loro sulle acque.
Dissero, “Su, mettiamola nella nostra creatura, di modo che egli vedendo la sua
co-immagine venga da essa, e noi possiamo trattenerla nella nostra creatura.”
Nella loro debolezza, non comprendevano la forza di Dio. Egli soffiò sul suo
viso, e l’uomo divenne psichico e
rimase
a terra per molti giorni. Ma essi, a motivo della loro impotenza, non poterono
farlo stare diritto. Come
turbini
di vento, si ostinarono a soffiare per afferrare quell’immagine che era apparsa
loro sulle acque. Non sa
pevano quale era la
sua potenza.
Tutto questo avvenne
in conformità al volere del Padre del Tutto. Dopo di ciò, lo spirito vide
l’uomo psichico sulla terra. Lo spirito uscì dalla terra adamantina, venne giù
e dimorò in lui, quell’uomo divenne anima vivente. Lo chiamo Adamo, poiché si
muoveva sulla terra. Dall’Immortalità venne una voce in aiuto di Adamo. Gli
arconti radunarono tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo;
li condussero da Adamo, per vedere come Adamo li avrebbe chiamati, affinché
egli potesse dare il nome, a ogni uccello e a tutti gli animali.
Presero Adamo, lo
posero nel paradiso affinché lo lavorasse e lo custodisse. Gli arconti gli
diedero un ordine, dicendo, “Mangerai di ogni albero che ê nel paradiso, ma
dell’albero della conoscenza del bene e del male non mangiarne, certamente voi
di morte morirete”.
Dissero a lui questo,
ignorando che cosa voleva dire. Tuttavia dissero questo in conformità del
volere del Padre affinché Adamo ne mangiasse e considerasse tutti loro
completamente ilici.
Gli
arconti si consigliarono l’un l’altro e dissero, “Andiamo, apportiamo il sonno
il Adamo!” Ed egli si addormentò. Ora il sonno ê l’ignoranza che essi fecero
venire su di lui, ed egli si addormentò. Essi aprirono il suo
lato; formarono il
suo lato come una donna viva e al suo posto misero della carne e Adamo diventò
completamente psichico.
Andò da lui la donna
dotata di spirito, parlò con lui e gli disse, “Adamo, alzati!”. Allorché la
vide, egli disse, “Tu sei colei che mi ha dato la vita! Sarai chiamata ‘madre
dei viventi’ – poiché lei è mia madre, lei è la medichessa, la donna, colei che
ho generato.
Ma
le potenze andarono dal loro Adamo; e quando videro la sua controparte
femminile parlare con lui, prova
rono un grande
turbamento, e si innamorarono di lei. Si dissero a vicenda, “Venite! Mettiamo
in lei il nostro seme.” L’inseguirono, ma lei li derideva a motivo della loro
follia e della loro cecità; ma essa, sotto le loro grin-fie, si trasformò in un
albero, e lasciò tra le loro grinfie la sua ombra, che le assomiglia; essa la
contaminarono grandemente. Contaminarono pure il sigillo della sua voce,
condannando così se stesse nella loro creatura e la sua immagine.
Poi la donna dotata
di spirito andò dal serpente, l’istruttore; egli la ammaestrò dicendole, “Che
cos’ê che vi ha detto, ‘Mangerai di ogni albero che ê nel paradiso, ma
dell’albero della conoscenza del male e del bene non ne mangerai’?” La donna
carnale rispose, “Non solo egli disse ‘non mangiatene’, ma anche ‘non
toccatelo’; nel giorno, infatti, in cui voi ne mangerete, certamente voi di morte
morirete’.” Ma il serpente, l’istruttore, disse, “Certamente voi di morte non
morirete. Egli, infatti, vi ha detto ciò perché è invidioso. I vostri occhi,
invece, apriranno e voi diventerete come dêi, conoscitori del male e del bene.”
L’istruttrice fu allontanata dal serpente, se lo lasciò dietro come un semplice
essere terreno. La donna carnale prese dall’albero, mangiò, ne diede anche a
suo marito e questi esseri che possedevano soltanto un’anima mangiarono. Il
loro male si manifestò nella loro mancanza di conoscenza e si accorsero di
essere nudi dell’elemento spirituale: presero delle foglie di fico e se le
cinsero sui fianchi.
Allora
venne il grande arconte, e disse “Adamo, dove sei?” -Ignorava, infatti, quanto
era accaduto. Adamo rispose, “Ho udito la tua voce; ebbi paura perché ero nudo,
e mi nascosi.” L’arconte disse, “Perché ti sei nascosto, se non per il motivo
che hai mangiato dell’albero a proposito del quale ti ordinai ‘di quello
soltanto non ne mangiare’ e tu ne hai mangiato!” Adamo rispose, “La donna che
tu mi hai dato, me ne ha dato, e io ho mangiato.” L’arrogante arconte maledisse
la donna. La donna
disse, “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato.” Si volsero al serpente;
essi maledissero la sua ombra, [] il che ê un’azione inefficace, ignoravano che
esso ê una loro creatura. Da quel giorno il serpente passò sotto la maledizione
delle sue potenze, fino a quando arriverà l’uomo perfetto. Quella maledizione
colpì il serpente.
Si
volsero al loro Adamo, lo presero e lo cacciarono fuori dal paradiso con sua
moglie, poiché per essi non v’ê
alcuna
benedizione, essendo essi pure sotto la maledizione. Essi gettarono gli uomini
nei grandi turbamenti e
sofferenze
dell’esistenza, affinché i loro uomini non fossero preoccupati in altro che
negli affari della vita, e
non avessero il tempo
di dedicarsi allo spirito santo.
Dopo queste cose, lei
generò Caino, il loro figlio, e Caino coltivava la terra. Conobbe nuovamente
sua moglie; lei rimase nuovamente incinta e generò Abele. Abele era un
mandriano, un pastore di pecore. Caino portò i frutti del suo campo. Abele,
invece, portò un sacrificio dai suoi agnelli. Dio guardò alle offerte di Abele,
ma non gradì le offerte di Caino. Il carnale Caino perseguitò suo fratello
Abele.
Dio
disse a Caino, “Dov’ê Abele, tuo fratello?” Egli ripose, dicendo, “Sono forse
io il custode di mio fratello?” Dio disse a Caino, “Ecco, la voce del sangue di
tuo fratello grida verso di me. Tu hai peccato con la tua bocca. La tua colpa
si volgerà contro di te. Chiunque ucciderà Caino, scatenerà una settupla
vendetta; e tu sospirerai e
tremerai sulla
terra.”
Adamo conobbe la sua
controparte femminile Eva, lei rimase incinta e generò Seth per Adamo. Lei
disse, “Ho generato un altro uomo da Dio, al posto di Abele.” Eva rimase
nuovamente incinta, generò Norea e disse, “Egli generò per me una vergine come
aiuto per generazioni e generazioni di uomini.” Lei ê la vergine che nessuna
forza ha contaminato.
Allora
gli uomini iniziarono a moltiplicarsi e a diventare migliori. Gli arconti
tennero consiglio tra loro e dis
sero,
“Su, con le nostre mani facciamo venire un diluvio, e annientiamo ogni carne,
dall’uomo alla bestia.” Ma allorché l’arconte delle forze conobbe il loro
piano, disse a Noê, “Fatti un’arca di legno che non marcisce, e na
scondi in essa te e i
tuoi figli, con le bestie e gli uccelli del cielo, piccoli e grandi; ponila in
cima al monte Sir.
Allora Norea andò da
lui, volendo salire nell’arca; ed egli non glielo permise. Lei soffiò sull’arca
e la incendiò. Egli rifece l’arca una seconda volta.
Gli
arconti le andarono incontro allo scopo di ingannarla, il più grande di essi le
disse “Tua madre, Eva, venne da noi.” Ma Norea si voltò e disse loro, “Voi
siete gli arconti delle tenebre. Voi siete maledetti. Voi non avete
conosciuto
mia madre, ma avete conosciuto la vostra co-immagine femminile. Io, infatti,
non provengo da voi,
ma sono venuta
dall’alto.”
L’arrogante arconte
ritornò con tutta la sua forza, il suo volto divenne nero come [], le disse con
presunzione, “Tu devi essere nostra schiava come lo fu tua madre Eva, poiché mi
fu dato [].” Ma Norea ricorse alla forza dello spirito; gridò a gran voce e
disse al santo, al Dio di tutto, “Aiutami contro gli arconti dell’ingiustizia e
liberami subito dalle loro mani.” Il grande angelo discese dal cielo e le
domandò, “Perché gridi verso Dio? Perché osi rivolgerti allo Spirito Santo?”
Norea rispose, “Chi sei tu?” Gli arconti dell’ingiustizia si erano allontanati
da lei. Egli rispose, “Io sono Eleleth, la sagezza, il grande angelo, colui che
sta davanti allo Spirito Santo. Sono stato inviato a parlarti e a liberarti
dalle mani di questi iniqui; e ti istruirò sulla tua radice.”
Mai potrò descrivere
la forza di quell’angelo. La sua immagine era come l’oro scelto, il suo abito
come la neve. La mia bocca, infatti, non sopporterà mai ch’io parli della sua
forza e dell’immagine del suo volto.
Eleleth, il grande
angelo, mi parlò, “Sono io”, disse, “sono l’intelligenza. Io sono uno dei
quattro luminari che stanno davanti al grande spirito invisibile. Tu pensi che
questi arconti abbiano potere su di te? Nessuno di loro potrà mai prevalere
contro la radice della verità; è per essa, infatti, che egli si è manifestato
negli ultimi tempi e dominerà su queste potenze; queste potenze non potranno
mai contaminare te e quella generazione, poiché la vostra dimora ê
nell’Immortalità, il luogo nel quale si trova il virgineo spirito, il quale è
al di sopra delle potenze del caos e del loro mondo.”
Ma io dissi,
“Signore, istruiscimi sulla forza di queste potenze. Come vennero
all’esistenza? Da quale natura e da quale materia?” Chi ha fatto essere e le
loro forze?”.
Il grande angelo
Eleleth, l’intelligenza, mi disse, «In alto, negli eoni infiniti, c’ê
l’Immortalità. Sofia, chiamata Pistis, volle creare un’opera da sola, senza il
suo compagno. La sua opera fu un simulacro del mondo celeste. Tra coloro che
sono in alto e gli eoni che sono in basso, c’ê un sipario. Al di sotto del
sipario si produsse un’ombra e quest’ombra divenne materia. Quest’ombra fu
gettata da parte; e ciò che lei aveva fatto divenne un’opera nella materia,
come un aborto; ricevette forma dall’ombra, e divenne una bestia arrogante
dalle sembianze di leone, ed era Androgino (bisessuato). Come ho già detto,
perché era derivato dalla materia.”
Aprì i suoi occhi e
vide una materia grande senza fine; divenne arrogante, e disse “Io sono Dio,
non ne esistono altri all’infuori di me,” Quando disse questo, peccò contro il
tutto. Ma dall’alto, dall’autorità assoluta, venne una voce, che disse, “Tu
sbagli, Samael!”, cioê, “dio dei ciechi”.
Egli
proseguì, “Se prima di me c’ê qualcos’altro, si manifesti a me!” E, subito,
Sofia puntò il suo dito, fece penetrare la luce nella materia, lei stessa la
inseguì giù nelle regioni del caos; poi si ritirò di nuovo su alla sua luce,
le tenebre [] la
materia.
L’arconte, essendo
Androgino, si fece un grande eone, una grandezza illimitata. Pensò di farsi dei
figli, si fece sette figli, bisessuato come il loro padre. Disse ai suoi figli,
“Io sono il Dio del tutto”.
Ma Zoe, figlia di
Pistis Sofia, gridò e gli disse, “Tu sbagli, Saklas!”, nome corrispondente a
Jaldabaoth. Lei soffiò sul suo viso e il suo soffio divenne, per lei, un angelo
di fuoco. Quest’angelo legò Jaldabaoth e lo precipitò nel Tartato, in fondo
all’abisso.
Ora,
allorché suo figlio, Sabaoth, video la forza di quell’angelo, si pentì,
condannò il proprio padre e la propria
madre la materia; la
detestò; innalzò, invece, lodi a Sofia e a sua figlia Zoe. Sofia e Zoe lo
trassero su, lo stabilirono nel settimo cielo, al di sotto del sipario, tra ciò
che è al di sopra e ciò che al di sotto. Esse lo denominarono, “dio delle
forze, Sabaoth”, poiché egli è al di sopra delle forze del caos; avendolo ivi
stabilito Sofia.
Avvenuto
questo, egli si fece un grande carro di cherubini a quattro facce, e
innumerevoli angeli affinché lo servano, e anche arpe e cetre. Sofia prese sua
figlia Zoe, la fece sedere alla sua destra per istruirlo su tutto ciò
che
si trova nell’Ogdoade. L’angelo dell’ira ella lo pose alla sua sinistra. Da
quel giorno la sua destra ê detta Zoe, e la sinistra divenuta il tipo
dell’ingiustizia del despotismo di ciò che ê sopra, esso venne all’esistenza
prima di te.
Ma
quando Jaldabaoth lo vide (Sabaoth) in questa grande gloria ed esaltazione, e
benne invidia; e l’invidia divenne un’opera androgina, e questa fu l’origine
dell’invidia. E l’invidia generò la morte; la morte generò i pro
pri figli e stabilì
ognuno di loro nel suo cielo; tutti i cieli del caos furono riempiti dalle loro
moltitudini. Ora, tutto ciò avvenne in conformità al volere del Padre del
tutto, in conformità del tipo di tutti coloro che sono al di sopra, affinché il
numero del caos fosse completo.
Ecco io ti ho
istruita sul tipi degli arconti, e sulla materia dalla quale fu generato, sul
loro padre e sul loro mondo.»
Ma
io dissi, “Signore, anch’io appartengo alla loro materia?” Egli mi rispose, “Tu
e i tuoi figli provenite dal Padre, che ê fin dal principio, le vostre anime
vengono dall’alto,
dalla
luce immortale; perciò le potenze non potranno avvicinarle a motivo dello
spirito di verità dimorante in esse. Tutti coloro che hanno conosciuto questa
via sono, infatti immortali in mezzo a uomini che muoiono. Tuttavia questa
stirpe non si manifesterà adesso, ma si manifesterà dopo tre generazioni, e
respingerà lungi da
essa il vincolo
dell’errore delle potenze.
Ma
io domandai, “Signore, per quanto tempo?” Egli mi rispose, “Fino a quando,
sotto forma di una creatura l’uomo vero manifesterà l’esistenza dello spirito
di verità inviato dal Padre. Egli, allora, li istruirà su ogni cosa, li ungerà
con l’unzione della vita eterna, che gli fu
data dalla
generazione che non ha alcun re.
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